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Saciletto

LA STORIA
Il toponimo ha a che vedere con le rogge di risorgiva che ne solcano il territorio. L’ipotesi più recente è che il nome derivi da Sac, ovvero ansa di fiume. Infatti, se osserviamo il luogo dove sorgeva l’antico abitato di Saciletto, è possibile vedere come il percorso di numerose rogge di risorgiva lo circondava come in una conca.
La storia di Saciletto si confonde con la storia del suo celebre castello: alcuni storici suppongono sia già esistito in epoca longobarda con funzioni di vedetta, facente parte della linea  difensiva della Bassa friulana. Un longobardo, Andreas de Zazil, citato nel 1139, avrebbe posto la prima pietra del “Castrum Zazilet”.
Gli edifici del paese si dispongono sul fronte strada seguendo l'andamento sinuoso della via principale, la cui forma è probabilmente giustificata da ragioni strategiche. Diversi edifici presentano le caratteristiche delle costruzioni risalenti al sec. XV e XVI, con il coronamento del tetto in mattoni disposti a dente di sega, l'altezza dei piani e la mancanza del terzo piano con il tipico granaio.

CHIESA DEI SS. PIETRO E PAOLO
Parrocchiale di Saciletto: l'attuale edificio in stile barocco è statoedificato nel 1687 sotto il patrocinio del doge Francesco Morosini, che compensò Antonio Antonini con molte terre e denaro per i servizi resi alla Repubblica veneta durante la vittoriosa guerra di Candia. 
Antonio Antonini destinò parte di quei beni alla costruzione della chiesa e la dotò di un Beneficio, consistente in 17 campi siti a Isola Morosini, per il mantenimento del cappellano. L'edificio sorge su una leggera altura e questo fa supporre che sia stato costruito sui ruderi di una chiesa precedente, la cui esistenza si può presumere dai seguenti indizi: 1507 - Antonio e Paolo, muratori di Campolongo, hanno richiesto alla comune di Saciletto 12 lire e 8 soldi loro dovuti per la fabbrica della chiesa del paese. 1567 - collocata la pila dell'acqua santa. 1677 - Zuane Nogarolla, alla sua morte, lascia una casa da adibire a canonica alla chiesa di Saciletto, in cambio di 24 Messe annuali in perpetuo.

La struttura della nuova chiesa, dedicata ai SS. Pietro e Paolo, si presenta attualmente come all'epoca della sua costruzione. Esternamente, molto semplice e lineare, presenta un bel portale in pietra con ampie aperture arcuate ai lati perimetrate da due lesene. Al centro c'è un'apertura a semicerchio, sormontata da un timpano, su cui campeggiava il busto in pietra del doge Morosini, trafugato negli anni Settanta. Ai lati dell'ingresso, sotto le finestre, erano collocate due lapidi appartenenti agli Antonini, ai quali spettava il diritto di juspatronato. Due cancelli in ferro battuto, eseguiti dal fabbro D'Agostinis nel 1868, chiudono il vecchio cimitero del paese, inutilizzato dal 1840. Dagli stessi cancelli si accede alla torre campanaria di foggia veneta sulla quale da poco è stato collocato un orologio in sostituzione di quello antico, trafugato durante la grande Guerra. Nella chiesa, sopra l'altare maggiore, restaurato nel 1779, si trova una pala che rappresenta S. Giovanni Battista, S. Pietro e S. Paolo. A destra dell'unica navata si trova l'altare dedicato alla Confraternita di S. Giuseppe. Il Santo è rappresentato in punto di morte, assistito da Gesù, dalla Vergine e dal Papa. A sinistra si trova l'altare della Madonna del Rosario, la cui statua in legno è stata acquistata nel 1908. Nel 1923 venne tolta la pala dall'altare della Madonna ed il muratore Santo Livon eseguì la nicchia attuale per ospitarvi la statua. Intorno ci sono ancora i 15 medaglioni settecenteschi, dipinti ad olio su tavola, che rappresentano i misteri. Le pareti laterali dell'altare, fino ad un ventennio fa, erano ricoperte da quadretti votivi ricamati e da cuori d'argento, portati in dono alla Vergine in riconoscenza delle grazie ricevute. Gli affreschi dei quattro Evangelisti sulle pareti del presbiterio e quello del soffitto che rappresenta l'Annunciazione sono stati restaurati nel 1931 dal pittore Angelo Masin. Nel 1876 l'amministrazione della chiesa di Saciletto conferì l'incarico allo scalpellino Costantino Novelli, di Ruda, di sostituire le mattonelle in cotto con il pavimento in pietra dal Carso bianca e nera, battuta a martellina. Il costo fu di 560 fiorini.

Nel primo dopoguerra iniziò la raccolta fra i fedeli della somma necessaria per comprare un organo e costruire il soppalco; l'inaugurazione avvenne nel 1926. Lo strumento ottocentesco, che è a tastiera e proviene da una chiesa del Trentino, venne posto in opera dall' organaro goriziano Julius Kacin. Sempre nella stessa epoca venne costruito il sagrato in cemento con gli scalini in sostituzione dell'acciottolato. Le spese furono così elevate che, per recuperare fondi, vennero concessi simbolicamente ai privati i banchi della chiesa. Sui banchi vennero messe le targhette in ottone con i nomi dei benefattori. Nella sacrestia sono conservate le reliquie dei martiri: S. Lorenzo, S. Celso, S. Floriano, S. Quirino, S. Felicita, S: Vittorio, S. Ignazio, S. Ilario, S. Tiziano, S. Ermacora, S. Fortunato, S. Barbara e S. Orsola.
Un tempo la canonica e la casa del sacrestano erano ai lati della chiesa. Successivamente la sede della canonica venne trasferita nella casa di via Papa Giovanni al n° 6. Nel 1960 questa casa venne venduta e, con l'aggiunta di lire 3.500.000, si provvide a costruirne una nuova ai margini del paese sul terreno donato dalla signora Eleonora Gutmann d'Angeri. La casa del sacrestano è stata trasformata negli anni Novanta in ricreatorio, grazie al lascito di don Bruno Rossipal, parroco di Saciletto - Alture dal 1969 al 1989.

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