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La Chiesa di S. Stefano a Ruda

LA STORIA

La Pieve autonoma o parrocchia di Ruda nasce nel 1540. In quel periodo esisteva già nel nostro paese una chiesa dedicata a S. Stefano, con la facciata rivolta ad ovest, cioè situata sul lato opposto dell'attuale ad un'unica navata e l'abside semicircolare. L'altare maggiore era dedicato a S. Stefano, patrono del paese; aveva una pala lignea dorata decorosamente ed un paliotto di cuoio dorato. L'altare di sinistra della navata era dedicato alla Madonna, mentre quello di destra era dedicato a S. Rocco. La chiesa mancava, allora della sagrestia che venne realizzata più tardi, nella prima metà del 1700. Agli inizi del 1700 la chiesa viene ritenuta inadeguata per l'aumentata popolazione e di accenna al suo ampliamento. Intanto viene realizzato il campanile che pensando già alle dimensioni della futura chiesa, viene costruito a circa m. 3 dalla facciata di quella allora esistente. Viene ultimato nel 1752, come si desume dal cronogramma scolpito nel riquadro in pietra della porta d'ingresso: RESEDENTE PAROCO IL NOBILE BELTRAM.

Nel 1779, si parla nuovamente della necessità di costruire la nuova chiesa; perché si riscontra che le strutture esistenti sono poco solide.

La chiesa di Ruda venne realizzata in un periodo relativamente breve; iniziata presumibilmente nel 1828, venne consacrata il 1° settembre 1833 dal Principe Arcivescovo di Gorizia mons. Giuseppe Walland, come ricorda la lapide in marmo nero posta sulla porta della sacrestia.

La parrocchia di Ruda, in quel periodo, era retta da due vicari: Giuseppe Zorzini e Giò Batta Gonani. A questi subentrò, nel 1843, don Francesco Grioni, uomo attivo ed energico, cui spetta, tra l'altro, il merito di aver chiamato nel 1845 ad affrescare la chiesa di Ruda il pittore Sebastiano Santi.

I rudesi definirono argutamente e con un po' di cattiveria le cappelle che sporgevano sui due lati della chiesa, paragonandole a quei corpi di fabbrica, sempre presenti nelle case contadine di allora, dove era sistemato l'ormai dimenticato fogolâr. Senza volerlo quell'ironica definizione popolare acquistava un ben più importante significato se si considera che quelle strutture avevano completamente snaturato lo stile della chiesa, del quale non si era tenuto conto alcuno. Comunque, nel 1958, le due cappelle vennero chiuse; ma quello che rammarica è che i due altari vennero definitivamente tolti e collocati nel santuario di Rosa Mistica a Cormons. Alcuni anni più tardi, agli inizi del 1900, venne radicalmente modificata anche la facciata della chiesa. Venne realizzato il basamento in pietra, le leggere paraste, i cornicioni e innalzato alquanto il timpano che ricorda molto quello del corpo centrale del Palazzo Attems di Gorizia.

Dopo le prime vicissitudini legate alle difficoltà sorte per la presenza di una vena d'acqua che aveva riempito la fossa scavata per le fondazioni, i lavori progredirono celermente. Nel 1915, allo scoppio della guerra, la struttura era arrivata alla cella campanaria; i lavori vennero sospesi e tutto il materiale requisito per la costruzione del cimitero militare. Ruda, durante la prima guerra mondiale, era un centro militare importante: vi stanziarono la "Brigata Sassari", la "Brigata Sardegna" e la III Compagnia di Sussistenza.. Prima della battaglia di Gorizia del 1916, stanziarono a Ruda e dintorni 40 mila uomini. Il nuovo campanile di Ruda servì durante la guerra da osservatorio. Sua Maestà il Re, il duca d'Aosta, i generali Vaccari e Vanzo più volte vi salirono.

Oltre ai tre altari, quello maggiore dedicato a S. Stefano, quello dedicato al Sacro Cuore di Gesù e quello dedicato alla Madonna del Rosario, sono presenti nella chiesa di Ruda altre opere in marmo. Il tabernacolo ed il pulpito sono opere di Costantino Novelli scolpite alla fine dello scorso secolo; nella sagrestia è sistemato il lavabo opera di Lidio Novelli. Nelle tre nicchie della facciata sono sistemate le statue in pietra di S. Stefano, S. Pietro e S. Paolo; le ultime due in precedenza erano esposte all'interno. Le stazioni della Via Crucis, dall'elegante cornice, sono opera dei fratelli Luigi e Giuseppe Filipponi di Udine.

Nelle nicchie degli altari loro consacrati, sono sistemate le statue in legno del Sacro Cuore di Gesù e della Madonna del Rosario, quest'ultima è opera dell'artista tirolese Cristiano Mahlknecht che la scolpì nel 1887; venne portata in processione a Ruda per la prima volta la prima domenica di ottobre dello stesso anno.

L'ORGANO DELLA CHIESA DI S. STEFANO

L'organo è stato costruito probabilmente nel 1876 da Pietro Bazzani. Non è certo il nome del suo costruttore e nemmeno l'esattezza della data in quanto manca nell'archivio parrocchiale di Ruda un documento a riguardo; esiste , a tal proposito, una lettera del 1976 con la quale lo stesso Bazzani si offre per la costruzione dell'organo nella Chiesa di quel paese. Da analisi effettuate durante il recente restauro, si è propensi ad attribuire la costruzione dello strumento al Di Lorenzi. Il parere, espresso dal prof. Falilone, si basa su analogie riscontrate con l'organo di Ronchis di Latisana.

Purtroppo nessuna data, nessuna iscrizione e nessun nome esistono all'interno dell'opera. L'organo è un tipico strumento di scuola veneta del periodo 1860-1880, confermato, oltre dalle caratteristiche costruttive, dalla pedaliera "a leggio" inclinata. L'opera ha subito vari interventi di riparazione, l'ultimo dei quali nel 1951 da Georg Zitmann, noto costruttore e riparatore degli anni 30. Ma la riparazione più radicale è stata appena ultimata ed eseguita dalla ditta "La Bachiana" Scuola Veneta Organaria di S. Roverato di Padova che installò le canne mancanti (oggi ne comprende 688), riparò la trasmissione meccanica e riportò l'organo alla sua origine. Per le sue caratteristiche costruttive e per la serie di registri installati esso è particolarmente adatto all'esecuzione della musica del ‘700, particolarmente di quella veneta.